domenica 15 settembre 2013

Ascanio Celestini - Io sono di sinistra - Parla con me 24-03-2011


Psicopatologia del Fascistone

Il Fascistone gode nel fare il saluto con il braccio teso. Lungi dal rappresentare una ideologia politica, una mozione di ribellione o una semplice semeiotica di appartenenza, il braccio teso attinge essenzialmente ad un’esibizione di virilità. Una metafora fallica la cui proiezione spaziale verso l’alto e l’intrinseca rigidità hanno la valenza liberatoria dell’atto di aprire l’impermeabile e mostrare, finalmente e senza inibizioni, le spropositate dimensioni e la consistente turgidità del proprio apparato riproduttivo.

Il Fascistone ha il mito dell’Ordine. La vastità dell’Universo e la volubilità della sua fenomenologia gli procurano un disorientamento agorafobico. Per tale motivo il Fascistone proietta la multiforme e sterminata sostanza polidimensionale del Creato in una visione categorica che gli fornisce una mappa comportamentale adeguata alla profondità del suo pensiero. Gli omosessuali sono ricchioni, le russe puttane, gli extracomunitari negri, gli immigrati delinquenti, quelli dei centri sociali zecche, gli ebrei avari, gli operai dei fannulloni. Tutti hanno la loro etichetta in una tassonomia cristallina e finalmente indubitabile. Una sorta di topografia etologica nella quale ciascuno è intrappolato dalla nascita senza alternativa evolutiva.




Il Fascistone si è finalmente liberato dei lacciuoli intellettuali che obbligano a giudicare cavillosamente e specialmente ogni evento fenomenologico ed inferenziale della società umana. Per il Fascistone i grandi metainsiemi del “Giusto” e dello “Sbagliato” sono separati da una frontiera disegnata con precisione cartografica e costantemente pattugliata da doganieri armati fino ai denti acciocché nessun concetto possa transitare clandestinamente da una parte all’altra o, peggio, sostare sulla “border zone” assumendo un particolare ed indecidibile carattere di indeterminazione.

Il Fascistone non ha interlocutori, ma solo nemici. La rigidità del suo pensiero non ammette crepe insinuate dalla discussione, pena il crollo dell’intera struttura. E’ per questo che il Fascistone vive perennemente in conflitto con ciò che lo circonda. Costantemente assediato dal nemico, il Fascistone trova la sua pace solo nell’esplicazione della violenza, sia essa intellettuale o fisica. La violenza è lo scudo dietro il quale il Fascistone si nasconde dal terrore che gli insinua la profondità e la complessità degli spazi intessuti di eventi nei quali l’infausto destino l’ha condannato a vivere.

Essere Fascistone non ha nulla a che fare con la politica. Essere Fascistone è uno stato dell’anima latente in ciascuno di noi, indipendentemente da ciò che votiamo o pensiamo di essere. Una condizione dalla quale dobbiamo guardarci costantemente, specialmente nella sera della vita quando la grandezza delle cose ci ha fiaccato e sentiamo il bisogno di rinchiuderci in noi stessi.

Si noti che è stato sperimentalmente dimostrato che avere un Che Guevara tatuato sul braccio non serve a nulla.


Tratto da http://www.mentecritica.net/psicopatologia-del-fascistone/meccanica-delle-cose/accademia-dfc/mc/4207/

Leggi anche “Fenomenologia dell’Intellettuale di Sinistra“.