mercoledì 1 aprile 2009

Il Teatrino del Parlamento

Negli ultimi anni sto sempre piu' consolidando una visione particolare della politica (sia nazionale che internazionale): tutto si basa sulla stegocrazia cioe' l'ordine mondiale dei "grandi" che governa il mondo a suo piacimento e tutti gli scontri tra opposte fazioni politiche non sono nient'altro che un teatrino per convincere la popolazione che la "politica" sia qualcosa di vero.
Da noi in Italia poi il "teatrino" e' piu' triste ed imbarazzante che da altre parti.
Gia' esaminando la recente "opposizione" tra PD e PDL abbiamo notato rapporti trasversali in diversi interessi economico/finanziari e la medesima intenzione a tenere il tutto ben occultato ed esente da giudizi dell'opinione pubblica e della magistratura (vedi i magistrati Forleo e De Magistris per non parlare poi del problema decennale dei rifiuti della Campania, del foglietto con il suggerimento della risposta da parte di un "PDino" ad un "PDLino" alla trasmissione Omnibus di LA7, etc. etc.).

La cosa ancor piu' imbarazzante e' il rapporto con la politica che hanno gli italiani: l'italiano e' sostanzialmente un "tifoso". Si arrocca dietro ad un simbolo di un partito e vi rimane dietro fino alla morte anche se questo simbolo rappresenta disonesta', mafia o quanto di peggio vi possa essere.

La politica per me ha una visione diversa dagli standard: esce dalle suddivisioni sinistra e destra e si deve basare sui programmi.
I cittadini devono scegliere il gruppo secondo il programma politico e poi valutano se è stato realizzato alle elezioni successive.
No a 1000 partiti ma due schieramenti non uniti da 'valori' (chiamiamoli così) di 60 anni fa, ma da progetti politici e sociali.
I valori li devono avere i cittadini dentro di se: onestà, democrazia, giustizia, lealtà, etc.

Ma siamo molto lontani da tutto cio; la politica in Italia è formata da cittadini che fanno il tifo per un partito ma non sanno niente del proprio paese e nemmeno gli interessa partecipare attivamente alla vita sociale per migliorarlo.

Ed un popolo che non conosce la propria storia è un popolo senza futuro (come diceva Indro Montanelli).


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